Dicembre 2015.

HAPPY CHRISTMAS

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Qualche sera fa ci siamo trovati ad assistere ad uno spettacolo molto originale scritto e diretto da Simona Migliori e Paolo Trotti, che da qualche sera va in scena al Teatro dei Linguaggi PossibiliHAPPY CHRISTMAS.

Dopo aver fatto quattro chiacchiere amichevoli a fine spettacolo con due dei quattro attori in scena (Sergio Di Vincenzo e Paolo Trespidi – gli altri due attori sono Claudia Dalia Bucur e Michele Agrifoglio), capiamo che l’opera è frutto del lavoro di improvvisazione di un laboratorio che li ha visti partecipi negli ultimi mesi.

Il risultato finale è uno spettacolo tanto divertente quanto profondo ed, a tratti, anche disorientante. È evidente il lavoro introspettivo fatto dai vari attori che portano alla luce la decadente vita di un trio dello spettacolo e del suo manager che dopo un successo rapido e dirompente nei primi anni ’60 si ritrovano, dopo un altrettanto veloce declino dovuto ad una faccenda “passionale”, a gestire la difficile vita dell’apparentemente irrecuperabile oblio…. fino al momento in cui il telefono squilla nuovamente. Coglieranno la nuova opportunità di rivalsa?

La cosa che ci ha colpito di più (certamente merito sia del testo che dell’interpretazione dei quattro attori) è questo altalenarsi di sentimenti in cui trascinano lo spettatore, spesso zavorrandolo nell’empatica pietà per questi personaggi falliti, per poi inscenare scene talmente comiche e surreali da far scattare grasse risate.

Una fantastica sorpresa in uno dei piccoli scrigni della performance di Milano. Grazie sia al Teatro dei Linguaggi Possibili che a tutti i performers ed autori. Ora… Happy Christmas a tutti!

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Domenica pomeriggio: il teatro Franco Parenti ci accoglie in un’atmosfera invitante, a tratti misteriosa e sicuramente un po’ magica come tutti i teatri.

Attendiamo che aprano la sala per vedere il monologo Kostja Territorio straniero interno, regia di Lara Franceschetti (attrice, autrice di testi teatrali e regista, ha lavorato con numerose compagnie teatrali ed è specializzata in danza e teatro-danza), interpretato da Riccardo Raffaele Bozano.

Ecco che una maschera ci annuncia che possiamo entrare nella sala, ma ci raccomanda di entrare nel pieno rispetto degli artisti che sono già in scena. Entriamo e ci sediamo.

Non c’è un sipario, non c’è un palco. La sala è piccola, ci sono delle gradinate, disposte come un piccolo anfiteatro, con cuscini rossi per noi spettatori. Davanti a noi tutto è pronto. Luci soffuse, una scenografia molto bella di piante e foglie secche. Sulla sinistra di questo palco immaginario, rannicchiato su un ceppo di legno c’è lui, Kostja. Al lato opposto, a destra, una presenza gentile di ragazza che, con il suo violino, scandirà con eleganza e discrezione i momenti salienti del monologo.

La rappresentazione dura circa un’ora. Un monologo intenso. Kostja ci porta in uno spazio/tempo parallelo attraverso le sue riflessioni, chiare, urlate, forti, ma anche introspettive, sussurrate, a volte ripetute come nenie dolorose.

E’ un viaggio dentro di sé, alla scoperta di se stesso, con domande e riflessioni, che tocca amore, arte, relazioni… ascoltare ed essere ascoltati… Già, un monologo fuori dallo spazio e dal tempo ma così attuale: la necessità di ascoltare ed essere ascoltati. Mai fu argomento più attuale. In un mondo dove si urla nessuno ascolta veramente e nessuno è veramente ascoltato.

ale post 3Forse Kostja non è così lontano da tutti noi nelle sue deliranti riflessioni, forse un po’ di quel caos, di quelle speranze, di quelle passioni, di quei desideri e di quelle domande è anche dentro di noi…

Interpretazione, scelte di regia, scenografia e ambientazione hanno fatto sì che questo monologo lasciasse un segno ben definito nel pubblico.

 

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“Due donne che ballano” è una storia di forte sofferenza e di complicità, raccontata attraverso una sfaccettatura di modi d’essere di cui solo le donne sono capaci.

L’autore di “Due donne che ballano” è Josep Maria Benet I Jornet, considerato uno dei massimi autori del teatro spagnolo contemporaneo e il padre del teatro catalano.

La rappresentazione, prima produzione del Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano nato a gennaio 2015, è stata diretta dalla regista Veronica Cruciani. Le due protagoniste, Maria Paiato e Annamaria Scommegna, importanti rappresentanti della scena teatrale italiana, rappresentano un’anziana signora e la sua badante.

La scena si apre sull’interno di un appartamento, umile ed essenziale, l’unica nota di colore la danno una vecchia radio e una libreria colma di libri, che durante lo spettacolo scopriremo essere fumetti. Le due donne ci portano attraverso uno spaccato di vita che è trasversale a generazioni e luoghi. I tratti del carattere, di entrambe, duri e sofferti, sono il risultato di una vita che le ha messe duramente alla prova, ma invece di lottare supportate da quell’aiuto che dovrebbe arrivare dalle persone vicine, da quelli che dovrebbero essere gli affetti, sono state lasciate sole. Figure assenti tra mariti e figli, violenze fisiche e dell’anima, portano le due donne a temprare i propri caratteri.

Le tematiche forti che veniamo a scoprire poco alla volta portano lo spettatore a un moto di sentimenti vero, consapevole che il racconto di solitudine, ma contemporaneamente di profonda solidarietà femminile, è quanto mai più che reale. Due donne fragili, ma energiche che, sotto la scorza dura che si sono dovute costruire, ancora hanno la forza di ironizzare anche nei momenti più tragici. Due donne che ballano perché la musica e il ballo ricorrono più volte nella pièce, ma solo nel finale il ballo assume tutto il suo significato: abituate a ballare da sole in una vita che non è stata gentile, finalmente hanno trovato una compagna di ballo a cui appoggiarsi e con cui lasciarsi andare e cullare fra le onde del destino.

Un’ora e quaranta di rappresentazione che vola, le due attrici sempre in scena, una recitazione impegnativa fisicamente e psicologicamente, dai toni forti, sofferenti, singhiozzanti e disperati, ma anche piacevolmente ironici.

Un’ora e quaranta per riflettere accompagnati dalla forza e dalla sensibilità di due grandi donne.